Attilio Pratella –Marina – olio su tela cm. 32,5 x 54
Attilio Pratella – (Lugo di Romagna 1856 – Napoli 1949)
Il molo di largo Sermoneta, è uno dei soggetti abbastanza ripetuti da Pratella che con la sua maestria riesce a rendere sempre in modo coinvolgente il “friccicare” delle onde ed il movimento alacre e sapiente dei pescatori che rientrano dopo una nottata in mare ma che prima di riposare devono ordinare il pescato, gli strumenti del lavoro e la paranza.
La pittura di Pratella si distingue oltre che per l’innegabile qualità, anche per la lucentezza dei colori che la fanno apparire smaltata e luminosa, questo effetto è ottenuto grazie all’uso sapiente di colori poco mescolati sulla tavolozza e tenuti quanto più possibile puri, in modo di accentuare il contrasto esistente tra loro, una volta poggiati sulla tela.
Cenni Biografici
Grazie a una borsa di studio si iscrisse all’Accademia di belle arti di Bologna.
Con una seconda borsa di studio nel 1880 raggiunse Napoli, dove seguì un corso di perfezionamento alla scuola di Filippo Palizzi presso l’Accademia di Belle Arti diretta da Morelli ed ebbe come compagni di studio Renzo Corcos e Vincenzo Migliaro. Espose nel 1881 alla XVII Promotrice Salvator Rosa, dove fu premiato dal comitato.
Per mantenersi iniziò a dipingere macchiette turistiche per la bottega di Masto Peppe (Giuseppe Massa), realizzando vedute e scene popolari che piacquero all’imprenditore Luigi Caflisch, tanto da convincerlo a rinnovare l’immagine delle sue bomboniere. Alle Promotrici napoletane, dove espose con continuità dal 1881 al 1922, si distinse con una pittura di macchia particolarmente attenta alla resa dei fenomeni luminosi, come testimonia, sin dal 1882, il ricorrere nei titoli della parola «impressione».
Di ispirazione verista sono le raffigurazioni di zone popolari della città e del molo, dove sostavano gli emigranti prima di imbarcarsi per l’America: opere a metà strada tra indagine topografica e sociale, con le quali Pratella si affermò anche fuori Napoli.
Nel 1887 Pratella sposò Annunziata Belmonte e si trasferì con lei al Vomero, dove abitava l’amico Giuseppe Casciaro e dove presto si raccolse una colonia di artisti. Nonostante varie difficoltà economiche iniziò a esporre a Berlino e tornò al Salon parigino nel 1899 con Giornata di marzo. Nel 1902 fu nominato professore onorario dell’Accademia di Napoli. Dal 1903 al 1908 partecipò alle mostre dell’Associazione acquerellisti a Roma, e fu presente a più edizioni della Biennale di Venezia.
Nel 1949, sul letto di morte chiese, al Comm. Morano, suo collezionista, di poter rivedere il suo dipinto: Giornata di marzo.