Attilio Pratella – Posillipo

 

Attilio Pratella Posillipo – olio su tela 

Attilio Pratella (Lugo di Romagna 1856 – Napoli 1949)

Questa piccola tela di Attilio Pratella, eseguita negli ultimi anni dell’ottocento, permette di aprire una piccola finestra su un periodo in cui la fotografia come strumento tecnico, era già presente riuscendo a raccontare in modo prevalentemente documentale la realtà ed il paesaggio circostante.
Lo strumento però era ancora imperfetto, richiedeva lunghe pose e pertanto le foto potevano essere ed erano opere d’arte ma in esse non si poteva certo cercare la spontaneità né sottili situazioni atmosferiche. 
In questa situazione di transito, che ben sappiamo come si è evoluta, si innesta la pittura post-posillipista che per molti versi diventa simile al fenomeno delle guaches con una sovrabbondante produzione destinata meno ai turisti e sempre più ai borghesi napoletani che vanno aumentando insieme ai loro capitali. 
Si trova quindi una produzione di vedute ripetitive e a volte di scarsa qualità ma si trovano anche quadri come questo che riesce a raccontare il passeggio a Posillipo in una tiepida sera di inizio estate, la luce del giorno é quasi scomparsa e a mare vengono accese le prime lampare. 
Provando a guardare con una lente di ingrandimento la luce della lampara più vicina, vedremo almeno tre colori distinti che la compongono! La fotografia non aveva ancora vinto, Napoli, era raccontata ancora dai pittori.

Cenni Biografici

Grazie a una borsa di studio si iscrisse all’Accademia di belle arti di Bologna. Con una seconda borsa di studio nel 1880 raggiunse Napoli, dove seguì un corso di perfezionamento alla scuola di Filippo Palizzi presso l’Accademia di Belle Arti diretta da Morelli ed ebbe come compagni di studio Renzo Corcos e Vincenzo Migliaro. Espose nel 1881 alla XVII Promotrice Salvator Rosa, dove fu premiato dal comitato.
Per mantenersi iniziò a dipingere macchiette turistiche per la bottega di Masto Peppe (Giuseppe Massa), realizzando vedute e scene popolari che piacquero all’imprenditore Luigi Caflisch, tanto da convincerlo a rinnovare l’immagine delle sue bomboniere. Alle Promotrici napoletane, dove espose con continuità dal 1881 al 1922, si distinse con una pittura di macchia particolarmente attenta alla resa dei fenomeni luminosi, come testimonia, sin dal 1882, il ricorrere nei titoli della parola «impressione».
Di ispirazione verista sono le raffigurazioni di zone popolari della città e del molo, dove sostavano gli emigranti prima di imbarcarsi per l’America: opere a metà strada tra indagine topografica e sociale, con le quali Pratella si affermò anche fuori Napoli. Nel 1887 Pratella sposò Annunziata Belmonte e si trasferì con lei al Vomero, dove abitava l’amico Giuseppe Casciaro e dove presto si raccolse una colonia di artisti. 
Nonostante varie difficoltà economiche iniziò a esporre a Berlino e tornò al Salon parigino nel 1899 con Giornata di marzo. Nel 1902 fu nominato professore onorario dell’Accademia di Napoli. Dal 1903 al 1908 partecipò alle mostre dell’Associazione acquerellisti a Roma, e fu presente a più edizioni della Biennale di Venezia.
Nel 1949, sul letto di morte chiese, al Comm. Morano, suo collezionista, di poter rivedere il suo dipinto: Giornata di marzo.

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